Com'è andata la fashion week maschile, senza sneakers ma con corsetti, borse e tanta sartoria

La Milano Fashion Week uomo autunno inverno 2023 2024 ha definitivamente chiuso l'epoca dello streetwear e confermato un ritrovato interesse per l'eleganza, con qualche incursione contemporanea e prime file interessanti




Milano Fashion Week uomo autunno inverno 2023 2024: come è andata la settimana della moda?

Il rave boy è tornato, alla faccia dei decreti governativi. Al massimo il suo look ha una declinazione un po' preppy. Un filo conduttore, infatti, ha messo insieme le grandi passerelle di questa settimana della moda maschile che solo maschile non è più da un pezzo, con co-ed (Dsquared2) e guardaroba sempre più misti: l'eleganza. Il grande assente, invece, è lo streetwear. Di 21 sfilate, la stragrande maggioranza non ha proposte sneakers, segnale che quella grande ondata di interesse verso l'abbigliamento causal si è chiusa. Non che gli uomini della moda autunno inverno 2023 2024 debbano stare scomodi: c'erano coperte, ciabatte e pantofole e tantissima maglieria. Il tutto, però, attinge più dalla tradizione della sartoria che dalla strada e da tutte le sue influenze degli ultimi anni sul prêt-à-porter.


Di rave e di feste si parla a partire dalle soundtrack che hanno fatto da sottofondo agli show. Ma anche di allestimenti. Prada ha scelto The Bells di Jeff Mills e reso il piano terra della Fondazione Prada un involucro grezzo e incolore di cemento, grazie al lavoro dello studio AMO. In scena una collezione volutamente non narrativa, piuttosto un esercizio senza sbavature e a metà strada tra i due direttori creativi, che alla vigilia dello show hanno parlato con Vogue delle loro prospettive future. In scena taglie microscopiche che confermano una recessione, anche nel mondo maschile, sul tema della normalizzazione del corpo, e che confermano il ritrovato interesse per l'estetica anni ‘90. Le proporzioni sono protagoniste, a partire da quelle dei bomber extra extra large, abbinati a pantaloni dritti e scarpe dalla doppia platform.


Fuori la folla è in delirio, sembra di stare a un concerto: è il fattore Enhypen, gruppo dell’ultima generazione k-pop che attira orde di fan in tutto il mondo, Italia compresa, per buona pace degli invitati alla sfilata che abbozzano un sorriso vago per mascherare la completa ignoranza sul tema.



È interessante notare come le strategie di comunicazione comunicano con ciò che i designer propongono in passerella. Da Dolce&Gabbana la prima fila è tutta dei tiktoker (anche qui, la stampa, che gli sta di fronte, passa i momenti che precedono lo show bisbigliando “e quello chi è?” oppure “davvero ha 20 milioni di follower?”. In passerella una collezione diversa da quello a cui ci ha abituato il duo negli ultimi anni, ma vicina invece all'ultima femminile per la primavera estate 2023, con i capi dell'archivio rivisitati e riproposti e la ciliegina sulla torta, Kim Kardashian, a guidare l'amplificazione. Carretti siciliani e stampe floreali sono in pausa, qui è tutto nero e grigio antracite, sartoriale e decorato, incredibilmente sexy. Compresi i corsetti indossati a petto nudo o sovrapposti a camicia e cravatta, e la curiosità sta nel guardare le reazioni di questi adolescenti o poco più e chiedersi se è veramente questo che si aspettano di indossare per spezzare la catena della mascolinità.


Di mascolinità spezzata, o meglio, ammorbidita, si parla un po' su tutte le passerelle: ci sono i corsetti, appunto, i monospalla, le gonne sopra i pantaloni, le gonne da sole, le calzamaglie. Tutto questo non poteva mancare sulla prima passerella di Gucci senza Alessandro Michele, svuotata di quella stratificazione di stili, ispirazioni, mondi che hanno contraddistinto il suo percorso alla guida del brand.


Tornando alle prime file, se non sono TikToker sono attori, ma sempre di intrattenimento si parla da Fendi, dove tra gli invitati si annoverano le star Disney Nicholas Galitzine (Cenerentola) e Jonah Haute-King (La Sirenetta) e il cattivissimo di Wednesday, Hunter Doohan.


Anche da Jonathan Anderson l'ambiente è quello di un rave party: in una domenica sera di pioggia il padiglione Visconti del MUDEC (anche qui cemento armato e poco altro) si riempie di ragazzini dallo sguardo spento e con mutande allegre e frog clogs.


Altra location spoglia, altra sedie sgarrupate per Magliano, designer bolognese classe 1987 e consacrato a fashion favorite dalla critica nazionale e internazionale, tanto che c'è chi lo vorrebbe alla guida di un grande brand italiano, proprio come succede in Francia o in Inghilterra. Certo è che Magliano conosce se stesso, la sua strada fino a qui fatta di stratificazioni, di ricerca, di romanticismo. Romantiche sono le giacche con il “NO” sul retro, uno slogan, racconta il designer, per ricordarsi di non essere compiacenti.


Eppure guidare una grande maison deve essere soprattutto un incontro, se non un compromesso. Lo sa bene Marco De Vincenzo, che ha alle spalle diversi anni di consulenza e che dallo scorso maggio è direttore creativo di Etro, brand pieno di storia e dal DNA ben definito. Così per la sua prima sfilata maschile De Vincenzo parte dal cuore del brand: i tessuti, esposti agli occhi del pubblico con un allestimento suggestivo e che fa pensare, appunto, a un patchwork, più che a uno strappo. Una nota di colore, uscendo dalla location si sentono i commenti e niente più di un “comprerei tutto”, segna che la direzione è quella giusta.


La stessa reazione la provoca la collezione di Zegna by Alessandro Sartori, una best practice di come la passerella possa essere luogo di sogno ma anche di realizzazione di capi e accessori estremamente solidi, belli e possibili.


E bella è l'idea di Giorgio Armani della sfilata come momento per ricordare che siamo qui a celebrare la vita, l'amicizia, il tempo speso insieme. Subito prima delle uscite finali un piccolo gruppo di ragazzi e ragazze compaiono da dietro le quinte bisbigliando e sorridendo, per poi sfilare a braccetto con i look più preziosi della sfilata. Un ritorno a una visione poetica ed emotiva del fashion show, come Milano sa fare.